CALCIATORI DECEDUTI |
"Passò un thermos.
Dovevamo bere, ci dissero, perché era un caffè e
ci
avrebbe fatto bene. Io non lo prendevo mai il caffè e non
vedevo la
ragione di cominciare proprio quella sera". Ma si piegò.
Veloce e
imprendibile segnò il gol dell'1-1 affascinando perfino la
stampa
britannica che parlò di lui come del "Levriero italiano". "
Quel caffè
ci fece bene in campo. Correvamo tutti il doppio, ma il mattino dopo
all'aeroporto, ricordo che avevamo tutti certe facce...Eravamo
distrutti". “Se avessi
saputo che per tutta quella roba avrei perso amici, e
rischiato di morire anch’io, non credo che potendo tornare
indietro,
rifarei tutto da capo. E mi domando se valga ancora la pena che un
giovane sacrifichi tutta la sua vita per un calcio del
genere.” NELLO SALTUTTI (16
giugno 1947 - 27 settembre 2003) Nello Saltutti è ricordato dai tifosi del Gualdo in questo sito http://www.gualdocalcio.it/nellosaltutti.htm |
CALCIATORI DEL PASSATO |
“Il
venerdì prima della partita ci portavano in una farmacia in
centro.
Ci facevano andare nel retrobottega, appendevano un paio di litri di
flebo a un gancio del soffitto e ci iniettavano questo liquido dal
colore brunastro, che sembrava caramello. E così, dai oggi,
dai domani,
ho finito per rimetterci un rene.” Nel '96 racconta ho
subito un trapianto di reni. I medici di Parma non volevano credere che
in famiglia non ci fosse nessuno con un'insufficienza renale. Eppure
era così, avevo i reni come due prugne. Allora mi sono
venute in mente
le tante cose messe da parte. Eravamo in tanti a giocare e dei miei
amici sono l'unico sopravvissuto. Quelli che abitavano nella mia zona
sono morti tutti. Il più vecchio a 40 anni. E allora ho
iniziato a
pensare a quando, se volevo andare in campo, dovevo passare in
farmacia. Che cosa ci facevano prendere?» Dino Berardi, attaccante del
Catanzaro negli
anni Sessanta |
“La verità,
sconcertante, è che non abbiamo la certezza di cosa
prendevamo. Ci parlavano di vitamine, ci davano il Micoren, la
corteccia surrenale, l’Epasurrenovis per disintossicarci il
fegato. Ci
mostravano le fiale, erano tutte sostanze lecite, ma non metterei la
mano sul fuoco che quelle flebo con dentro il cocktail di farmaci non
contenessero anche qualcosa di altro, qualcosa di strano... Magari ci
hanno avvelenato, magari siamo condannati ad ammalarci ma non lo
sappiamo, non possiamo correre ai ripari. Chi eventualmente sapesse
dovrebbe parlare, collaborare, invece niente.” Pasquale Casale, ex calciatore |
CALCIATORI LEGATI ALLA ROMA |
"C'è una statistica
che dice che ci sono 54 giocatori di cui 38 sono
già morti e 16 ancora viventi affetti da questa SLA. Se
fosse vero quello che hanno raccontato fino ad ora, e cioè
l'esistenza di una relazione tra la malattia e il gioco in termini di
stress, pratica sportiva, lasciando da parte le sostanze dopanti, tutto
ciò che è accaduto in Italia sarebbe dovuto
succedere anche in altre
parti del mondo. Se queste cose sono successe solo da noi vuol dire che
c'è stato qualcosa che va al di là della semplice
attività fisica. Si è
parlato anche di infiltrazioni, le quali però sono in uso
anche in
altri campionati e non capisco quindi come solo in Italia ci sia stata
una carneficina di questa portata. Secondo quelli che contano questi
argomenti fanno male al mondo del calcio e quindi è molto
meglio non
parlarne. Nei miei libri parlo spesso del fatto che nel 2001 sono stati
trovati 13 giocatori positivi al doping così come negli anni
successivi, eppure si continua a negare l'effettiva esistenza di questo
fenomeno. Il processo di Torino dovrebbe aprire un po' gli occhi, anche
perché le motivazioni per le quali il dottor Agricola
è stato
condannato sono molto pesanti. Della mia generazione sono morte
più di
400 persone a causa di leucemie e tumori vari. Mi sembra logico pensare
che se io fossi oggi un giocatore di quella Juventus sarei molto
preoccupato per la mia situazione. La moglie del giocatore della
Fiorentina Beatrice è convita che suo marito sia stato
ucciso dal
calcio. Incontrai anche Saltutti poco prima che morisse, lui era
convinto che il primo infarto gli fosse arrivato proprio a causa delle
cose che aveva assunto" Carlo Petrini, ex calciatore anche della Roma |
NON CALCIATORI |
"Nel mondo del pallone si muore di Sla in misura molto maggiore rispetto alla popolazione generale. Su un campione di 20.000 calciatori non ci si aspettava più di un caso, invece ne abbiamo trovati molti di più.".La lista (solo parziale) di calciatori colpiti da questa patologia è molto lunga: Piergiorgio Corno, Maurizio Vasino, Luca Pulino, Lauro Minghelli, Adriano Lombardi, Giuliano Taccola, Mauro Bicicli, Guido Vincenzi, Ernst Ocwirk, Gianluca Signorini, Fabrizio Gorin, Franco Tafuni, Jeff Astle, calciatore del West Bromwich. Albino, Adriano Longoni, Rino Gritti. Al triste elenco si possono aggiungere anche altri nomi, ufficialmente deceduti per cause "altre" come Renato Curi stroncato da un infarto e Andrea Fortunato, calciatore della Juventus colpito da leucemia così come Bruno Betarice e Nello Saltutti. Dagli anni Sessanta ad oggi, quelli sopraccitati sono solo i nomi più noti di un elenco certamente molto più ampio che non tiene conto dei calciatori che tuttora stanno combattendo con la malattia." Raffaele Guariniello, Pubblico Ministero |
Il direttore dell'Istituto di Medicina dello sport di Milano, Emilio Rovelli, illustra le caratteristiche del Neoton: "E' usato da chi subisce interventi particolari. Se viene dato per un motivo diverso da quelli per il quale è stato fatto diventa un uso improprio, c'è qualcosa di poco chiaro. E se finalizzato a migliorare la prestazione può rientrare in quelle sostanze che possono essere considerate doping". |
Non è una sostanza vietata per i codici sportivi, ma compare nelle motivazioni della sentenza di primo grado del processo alla Juve, dove si sottolinea che le somministrazioni di Neoton, "risultano effettuate pure a poche ore dalla gara, in genere in albergo, poco prima di trasferirsi allo stadio". Il perito del Tribunale, Eugenio Muller, si chiede "come mai degli atleti professionisti destinati a scendere in campo per sostenere un impegno agonistico di elevatissimo spessore possano sottoporsi a somministrazioni di medicinali (di Neoton e di altre sostanze) a poche ore dall’inizio della competizione". La difesa rispose che nelle precedenti autorizzazioni ministeriali il Neoton era indicato anche nei casi di "astenie e affaticamento muscolare". Il perito replica che queste indicazioni si riferivano a "veri e propri stati patologici che non devono essere confusi con la stanchezza dell’atleta". In sostanza: secondo Muller, un giocatore che ha bisogno di un medicinale del genere "sarebbe inidoneo alla competizione". |
CALCIATORI DI OGGI |
"Non sapevo
di averlo preso. Le dichiarazioni le faceva il dottore». Agricola spiega: «Ricordo perfettamente che gli era nato il bambino o la bambina, e non dormiva la notte. Non erano fattori legati allo sport, ma questioni ambientali di tipo famigliare. Non dormiva, arrivava al campo più stanco di prima. Anche lui ha fatto un ciclo (di iniezioni di Liposom, ndr)». Purtroppo Ravanelli cade dalle nuvole: «Mai avuto stress o problemi psicologici. In famiglia tutto è sempre andato bene, sono felicemente sposato con figli». Casalbore: "Ma lo sa che il Liposom cura le turbe cerebrali e neuroendocrine? Lei ne ha mai sofferto?». Ravanelli: «Per l'amor di Dio! Mai in passato e spero mai in futuro! ". Poi, per scaramanzia, si tocca davanti a tutti. Fabrizio Ravanelli durante il processo-juve |
PERSONAGGI ESTERI LEGATI AL CALCIO |
"Alcuni giocatori arrivati da noi erano dopati" Arsene Wenger,
allenatore |
CASO FIORENTINA ANNI 60 | CASO JUVENTUS ANNI 90 | ||
Primo a morire Bruno Beatrice,
che in viola è stato dal 1972 al 1975.
Morto di leucemia nel 1987, a 39 anni. Secondo a morire Nello Saltutti,
compagno di Beatrice proprio in quei tre campionati. Infarto fatale nel
2003, a 56 anni, sei anni dopo il primo avvertimento. Di pochi mesi fa,
a fine 2004, il terzo decesso: per Ugo Ferrante, in viola dal 1963 al
1972 (quindi campione d'Italia nel 1969), tumore alle tonsille. Vivi
con spavento altri cinque nomi noti. Il portiere Massimo Mattolini, 52
anni, alla Fiorentina dal 1973 al 1977, che soffre di problemi ai reni
e che nel 2000 si è sottoposto a trapianto dopo un decennio
di dialisi.
Giuseppe Longoni, oggi 63 anni, in viola dal 1970 al 1973: dal 1995
soffre di vasculopatia, dal 1997 è su una sedia a rotelle.
Il già
citato De Sisti, 62 anni, anche lui scudettato nel 1969, regista della
Fiorentina fino al 1974: dieci anni dopo ha avuto un ascesso frontale
al cervello, ma adesso sta bene. Tumore al fegato per Domenico Caso, 51
anni, fresco di esonero come allenatore della Lazio di Lotito e Di
Canio, giocatore della Fiorentina dal 1974 al 1977 e poi uno scudetto
con l'Inter nel 1980: adesso è guarito. Il figlio
più amato di Firenze,
pur non essendo fiorentino (anzi, forse proprio per questo), Giancarlo
Antognoni, oggi 51 anni, in viola dal 1972 al 1987, rinunciando
più
volte a trasferimenti a vantaggiosi (un famoso giornalista-manager gli
chiese, qualche anno dopo il ritiro: ''Ma tu cosa avrai mai fatto per
la Fiorentina?''),
nel novembre scorso ha avuto una crisi cardiaca durante una partita tra
vecchie glorie in Svizzera. |
Il caso juventus esplode nel 1998 dopo le dichiarazione dell'allora tecnico della Roma Zdenek Zeman. Alla sua accusa "Il calcio deve uscire dalle farmacie" si scatena il putiferio. Tanti sono stati i personaggi chiamati in causa ma a 7 anni di distanza abbiamo rarissime ammissioni di colpa ed infinite menzogne. Qui sotto la recente sentenza di Losanna che assolve la juve (!!!), degli stralci del processo ai giocatori della juventus (accusati di frode sportiva per il periodo che va dal 1994 al 1998) ed in fondo dei collegamenti per approfondire. SENTENZA
28 Aprile 2005 - Dalla
redazione de la
"Gazzetta dello Sport"
CASALBORE – Presidente della Corte Lei ha mai assunto Samir? ALESSANDRO DEL PIERO – calciatore Juventus Bhè, credo.. di no, forse si CASALBORE – Presidente della Corte Sa che cos’è comunque il Samir? ALESSANDRO DEL PIERO – calciatore Juventus Si. CASALBORE – Presidente della Corte Sa come si somministra? ALESSANDRO DEL PIERO – calciatore Juventus No perché non.. non.. cioè non ricordo bene perché…non ne faccio uso. No, non mi ricordo, può essere però non mi ricordo esattamente se era il Samir, mi ricordo che c’era… PM Siccome è certo che l’ha assunto, perché lo ha dichiarato lei ALESSIO TACCHINARDI – calciatore Juventus Ecco, allora, se l’ho dichiarato.. PM Si ricorda per caso.. ALESSIO TACCHINARDI – calciatore Juventus Però se ho detto che lo avevo preso lì vuol dire che l’ho preso. GIANLUCA PESSOTTO – calciatore Juventus E ricordo il nome ma, non ricordo di averne fatto uso, può darsi di si. PM Quando lo assumeva il Samir? ANTONIO CONTE – calciatore Juventus Lo assumevo… quando facevo la flebo quindi una volta… quando c’erano periodi di partite in cui c’era domenica, martedì, domenica lo prendevo una volta alla settimana. PM Risulta da un verbale di sorteggio partita Juventus-Lecce del 31 agosto del ’97 che lei abbia dichiarato di aver assunto il Samir. ALESSANDRO BIRINDELLI – calciatore Juventus Sinceramente adesso non mi ricordo. PM Quindi non esclude che gliel’abbiano somministrato? ALESSANDRO BIRINDELLI – calciatore Juventus No, non escludo PM Ne aveva sentito parlare? ALESSANDRO BIRINDELLI – calciatore Juventus Si. PM Si utilizzava alla Juventus negli anni in cui lei ha giocato? ALESSANDRO BIRINDELLI – calciatore Juventus Si. PM Si. Come veniva utilizzato? ALESSANDRO BIRINDELLI – calciatore Juventus Per endovena. PM Endovena. RICCARDO AGRICOLA - medico sociale Juventus Lo davo prevalentemente durante la settimana in dose di una fiala al giorno, per una settimana una scatola a un giocatore o due giocatori perciò usavo due, tre scatole a settimana, qualche volta è stato fatto anche endovena. PM Normalmente o qualche volta? RICCARDO AGRICOLA - medico sociale Juventus No, credo qualche volta. PM Eppure i calciatori Jugovich, Marocchi, Birindelli…hanno detto di averla fatta per flebo. RICCARDO AGRICOLA - medico sociale Juventus Eh, per flebo, si. http://www.antijuve.com/epojuve.html |
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IL CASO CANNAVARO IL VIDEO DI FABIO CANNAVARO CHE SI RIPRENDE MENTRE SI FA INIETTARE UNA FLEBO DI NEOTON |
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http://www.gazzetta.it/Calcio/Serie%20A/Primo%20Piano/2005/04-Aprile/29/29cannavaro.shtml La camera 712 del Grand Hotel Marriott di Mosca, una squadra che il giorno dopo giocherà la finale della coppa Uefa (vincendola per 3 a 0), il medico Luca Montagna, il massaggiatore Corrado Gatti, alcuni giocatori, anzi soprattutto uno, soltanto uno che non è "schermato": Fabio Cannavaro. È il capitano della Nazionale il protagonista e il regista del video shock trasmesso ieri da "Punto e a capo", la rubrica di Rai 2, dopo una specie di slalom tra diffide legali e tentennamenti politici all’interno degli stessi uffici di viale Mazzini. Il cuore dei quattro minuti e mezzo girati dallo stesso difensore della Juve, allora al Parma, è l’assunzione del Neoton, un farmaco non appartenente alla lista dei prodotti proibiti, con una modalità, quella della flebo, allora consentita, oggi vietata dal codice Wada. http://www.corriere.it/Primo_Piano/Sport/2005/04_Aprile/29/cannavaro.shtml ROMA - «Non è doping, ma solo una flebo di un farmaco che non è nella lista del doping». È la spiegazione del capitano della nazionale, Fabio Cannavaro, a «Striscia la notizia» la sera dopo la trasmissione del video in cui il calciatore (allora nel Parma) si vede farsi una flebo di Neoton nella stanza di un hotel di Mosca il giorno prima della finale (vinta) di coppa Uefa nel maggio 1999.
«Il Neoton è un ricostituente che si fa ogni tanto quando arriva la stanchezza, ma è una cosa normale», ha spiegato il calciatore ora in forza alla Juventus. «Non vedo perché sia stata fatta una trasmissione sul doping e fatto vedere un filmato di una flebo che non è doping. Non riesco a capire come il filmato, di cui io ho le cassette originali, sia andato a finire in mano alla Rai». Cannavaro accusa poi velatamente l'ente televisivo pubblico. «Hanno cercato d'invitarmi alla trasmissione, ma a me l'invito è arrivato alle 13. Era un po' tardi per partecipare. Dicono di avere avuto il filmato un mese fa e mi hanno invitato solo alla fine». Dice il calciatore che nel filmato «si vede che stavo prendendo in giro il dottore. Si vede che c'è un'atmosfera serena, si vede anche che quando inquadro le flebo e dico 'a dottò, ecco le bombe' è uno spirito diverso da quello che hanno cercato di strumentalizzare e penso che chi ha visto le immagini si sia reso conto». DA WWW.GAZZETTA.IT - di Francesco Bramardo Non ha difficoltà a parlare di quanto accaduto, del compagno al Parma ed alla Juve, di Fabio Cannavaro. Lui, Lilian Thuram, all’epoca c’era. C’era nel Parma vincente che andava a mille, che correva se non di più almeno come la Juve, a fianco di Cannavaro. I due giocano oggi nella difesa meno battuta del campionato ancora a fianco, nella Juve che lotta per vincere il 28esimo scudetto. Parla Lilian, a tratti si infervora, lui che passa per uno flemmatico. Alza il tono della voce perché tutti sentano bene, perché tutti sappiano "che avanti di questo passo si fa soltanto del male al calcio, così si rompe il giocattolo". C’era anche Thuram nella stanza
d’albergo di
Mosca la sera dell’11 maggio ’99, la notte a cui si
riferisce il video
che immortala Cannavaro, la vigilia della finale di Coppa Uefa vinta
con un risultato secco di 3-0 sull’Olympique Marsiglia. Nel Parma
di
Malesani ben tre i difensori passati negli anni alla Juve, Buffon,
Thuram e Cannavaro appunto. "E’ sbagliato soltanto pensare che
accadessero cose vietate, perché nessuno ha mai preso sostanze
non
lecite" ci tiene a precisare il difensore francese paladino della
giustizia, della pulizia morale e professionale. "Qualche calciatore
può anche aver sbagliato, ma criminalizzare o generalizzare
è
sbagliato, così si sporca tutto il mondo del calcio che non ne
ha
proprio bisogno in questo momento, e si colpevolizza un giocatore che
va rispettato per la carriera e serietà, per quanto ha dato alla
Nazionale".
Racconta Thuram al termine
dell’allenamento al
centro Sisport di aver appreso la notizia in mattinata. "Sono rimasto
molto stupito anche perché ho subito pensato cosa non ci si
inventa al
giorno d’oggi per fare audience, costruire un caso che non
è un caso,
usare delle immagini registrate in un momento particolare, delle frasi
dette per scherzo e farle passare come una prova di doping, una flebo
in verità di farmaci leciti". Ammette Thuram di averne subito
parlato
con Cannavaro. "L’ho trovato amareggiato, distrutto no, è
un
professionista ed è un ragazzo di carattere ma non può
certo far
piacere vedere una carriera sporcata. Mi dispiace che venga intaccata
l’immagine di un giocatore che è sempre stato un modello
per tutti e
che merita di esserlo. E’ giusto che se qualcuno sbaglia debba
pagare,
ma ci vuole un minimo di rispetto per le persone. Ci sono dei medici
che controllano, e non vogliono di certo il male di un calciatore, men
che meno ammazzarli".
"Le telecamere digitali girano spesso
negli
spogliatoio o nelle trasferte — conclude Thuram — ci
riprendiamo,
scherziamo, facciamo battute stupide, tra noi, con i medici e con tutti
quanti. Se però le immagini che a noi fanno sorridere vengono
date in
pasto al pubblico fanno un effetto diverso. E così quello che
è
successo, che non è una cosa vietata, lascia invece nel pubblico
il
dubbio che lo sia".
(ANSA)-ROMA,2 MAG- Una spiacevole goliardata: cosi' Michele Uva, ex dg del Parma, definisce il filmato in cui Fabio Cannavaro si sottopone a una flebo. Dai microfoni di Radio Anch'io, Uva si allinea a quanto gia' detto da Carlo Ancelotti, cioe' che i giocatori non sono persone come tutte le altre e che soffrono di patologie legate all'intenso lavoro agonistico. "Certi stress vanno curati e queste patologie i calciatori le hanno. E' giusto che reintegrino le carenze". L'ex capo della procura antidoping del Coni, Giacomo Aiello, è durissimo: "Anche farmaci leciti, usati con particolari modalità e dosaggi, possono migliorare la prestazione. Credo che chi è implicato non possa andare in nazionale". "Questa è una vicenda sintomatica di una situazione molto grave e diffusa nel mondo del calcio. C'è una sola via d'uscita: l'inflessibile applicazione della regolamentazione sportiva" ha aggiunto Aiello. La sostanza non è dopante ma, ha affermato, "bisogna vedere le modalita' di somministrazione, la tempistica e se quel farmaco veniva utilizzato in combinazione con altri. Le risultanze del processo di Torino dicono che anche farmaci leciti, utilizzati con particolari modalità e dosaggi, possono arrivare al miglioramento artificiale della prestazione sportiva. Purtroppo oggi mi sembra che i regolamenti siano scritti soltanto per appagare il senso estetico di coloro che seguono le vicende calcistiche - ha aggiunto Aiello - ma poi quando di tratta di applicarli, non solo riguardo al doping, c'è il più completo lassismo". |
ARTICOLI VARI | |
Un articolo del 1998, anno in cui "nacque"
il caso-doping. Il testo integrale è qui http://web.tiscali.it/zonazeman/doping%20espresso.htm Dalle montagne di Predazzo, dove guida il ritiro della Roma, il tecnico ceco Zeman, 51 anni, guru del calcio a zona e paladino della creatività nel gioco offensivo, rilancia il suo grido d'allarme contro le insidie del doping che rischiano di affossare la credibilità dello sport professionistico. Al Tour de France, perfino il limpidissimo trionfo di Marco Pantani è stato un po' oscurato dai blitz di polizia, dai fermi dei corridori sospetti, dal ritiro in blocco di molte squadre. Pagine allucinanti che imprimono il marchio d'infamia su una disciplina in cui la bomba chimica si sostituisce sempre più frequentemente all'etica del sudore e della fatica. Di Pedalopoli, che in Francia è esplosa in maniera così clamorosa, si parla già da anni. Nel calcio, si registrano solo bisbigli e maldicenze. Si vocifera di sostanze non proibite, ma ai limiti del lecito, e potenzialmente molto nocive, a cui farebbero ricorso alcuni campioni delle squadre più in vista. Prove, nessuna. I casi di doping, nel football degli ultimi anni, sono circoscritti all'assunzione del Lipopill che penalizzò per un anno la carriera di Angelo Peruzzi e Andrea Carnevale, e al consumo di cocaina che ha abbreviato quella di Diego Armando Maradona e di Claudio Caniggia. |
Caduti sul
campo http://www.dimensioni.org/articolo2_dicembre03.html [....] Il fatto è che episodi del genere sono così frequenti nello show business sportivo da venire ormai metabolizzati da parte del pubblico. Nel caso di Foe, la visibilità internazionale avuta dalla sua tragica fine, sembrano sufficienti per conservare nel tempo la sua memoria di «calciatore morto giocando anche se non doveva». Lo stesso non si può dire di molti atleti scomparsi in circostanze altrettanto drammatiche, ma più lontane dai riflettori. Per un Renato Curi, mediano del Perugia stramazzato senza vita il 30 ottobre 1977 durante un Perugia-Juventus passato maledettamente alla storia (tanto che a Curi è intitolato l’attuale stadio perugino), ecco altre storie sfuocarsi sotto la crosta del tempo passato. Quella di Luciano Vendemini, giocatore di basket fulminato da un aneurisma mentre il 20 febbraio 1977 si accinge a scendere in campo con la maglia della Chinamartini Torino, e quella di Giuliano Taccola, attacante della Roma morto il 16 marzo 1969 nello spogliatoio di una partita contro il Cagliari, raccontano di personaggi comunque ricordati. Lo stesso non si può dire, nel calcio, per il senegalese Titi Nianse, il cipriota Christos Timotheou, i brasiliani Joao Pedro e Calmito Augusto, l’italiano Andrea Ceccotti, che giocava nella Pro Patria. Sono solo i primi nomi, pescati andando a ritroso negli ultimi vent’anni, di un elenco di «morti sul campo» molto più lungo. Su cui non si rifletterà mai abbastanza. |
Ultima modifica di questa pagina: 18/09/2010