Il banchiere di Testaccio
Renato Sacerdoti nasce a Roma il 20 ottobre 1891. Di professione banchiere, nel 1927 ebbe un ruolo da protagonista nella fondazione della Roma. Insieme a Pietro Crostarosa e tramite le banche di cui erano referenti garantirono la somma necessaria a colmare i debiti della Fortitudo e dell'Alba, due delle tre società che si fusero per dar vita all'Associazione Sportiva Roma.
Un anno dopo la nascita del club Sacerdoti ereditò da Italo Foschi la carica di presidente. Come il suo predecessore, anche Renato Sacerdoti era deciso a far grande le Roma. Riportò nella Capitale il talento romano Fulvio Bernardini ed ingaggiò molti altri calciatori di talento tra i quali Volk, Masetti e Guaita.
Sempre sotto la sua gestione la Roma trasferì dal Motovelodromo Appio per disputare gli incontri casalingi nel nuovo impianto di Campo Testaccio.
Nelle sette stagioni della presidenza romanista di Renato Sacerdoti, dal 1928 al 1935, la Roma sfiorò per la prima volta la vetta della classifica arrivando una volta seconda e due volte terza.
Nell'estate del 1935, l'episodio della fuga degli argentini minò la popolarità del presidente Sacerdoti. Inoltre sempre quell'anno fu accusato di esportazione illecita di valuta; il regime fascista non aveva ancora varato le leggi razziali ma Sacerdoti, di religione ebrea, era ormai poco tollerato dalla politica romana. Per queste ragioni prima della stagione 1935/36 la società giallorossa passò nelle mani del senatore Scialoja, già presidente del Roman, che poche mesi la cedette a sua volta a Betti.
Per Sacerdoti è solo un arrivederci in quanto ritornerà alla Roma conclusa la guerra, alla fine degli anni quaranta.
Dopo la guerra Renato Sacerdoti rientra a far parte dei ranghi dirigenziali della Roma, ricoprendo il ruolo di vice presidente. Alle dimissioni di Pier Carlo Restagno torna ad essere il vertice della società giallorossa in qualità di Commissario Straordinario. In questo periodo crea la figura del socio vitalizio, riuscendo anche così a risanare le casse della Roma.
Sacerdoti mantiene il timone del club nell'anno della retrocessione e della serie B, poi prova a passare la mano a Romolo Vaselli, che però resta in carica un solo anno prima di restituirgli la carica di Presidente.
Dal 18 novembre 1952 al 18 marzo 1958 la Roma è per la terza ed ultima volta nella mani di Renato Sacerdoti, "il banchiere di Testaccio". Negli anni cinquanta ingaggia campioni del calibro di Alcide Ghiggia, Bronée, Venturi, Da Costa riuscendo a riportare, nel 1955, il club giallorosso sul podio. Al momento del suo addio alla Roma commentò così la cessione ad Anacleto Gianni: "Per noi vecchi presidenti lo sport è stato romanticismo, passione schietta, e oggi non possiamo accettarlo come affare e come veicolo pubblicitario. Ben vengano gli altri presidenti, noi ce ne andiamo."
Il presidente della Roma Renato Sacerdoti parla all'Assemblea.
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Ultima modifica di questa pagina: 24/05/2022