La storia dell'AS Roma

La nascita

 

   

La fondazione

Il signor Sebastiano Bartoli prese dalle mani della dattilografa disfatta dal caldo i tre fogli dattiloscritti appena riempiti, ne sfilò le due veline di carta carbone e porse la copia di prima battuta all'onorevole Italo Foschi. Era il 22 luglio del 1927 e la riunione si svolgeva in via degli Uffici del Vicario. L'onorevole buttò sul posacenere l'ennesima sigaretta - ne fumava un centinaio al giorno - si tolse per un attimo gli occhiali, aggiustandoli poi di nuovo sul naso, prese in mano il foglio dalle mani del signor Bartoli, lo inclinò in posizione più favorevole per ricevere luce dalla finestra, si schiarì la gola e cominciò a leggere sottovoce:

<< ASSOCIAZIONE SPORTIVA ROMA - via Uffici del Vicario n. 35.

Roma 22 luglio 1927

ORDINE DEL GIORNO n.1

Presi accordi con l'Amministratore Delegato On. Igliori e sentito il parere del Presidente Onorario Comm. Guglielmotti, ho concretato le norme esecutive per la Costituzione dell'Associazione Sportiva Roma... >>

Il presidente Italo Foschi


Il battesimo arriva immediatamente dopo, propiziato dallo champagne offerto dai munifici padroni di casa, i fratelli Crostarosa. Qualcuno, parafrasando la celebre frase di D'Azeglio esclamò all'atto del brindisi: "La società è fatta, ora bosogna fare i giocatori". Ma si trattava solo di una battuta superflua perchè la prosecuzione della riunione era già destinata in partenza alla cernita dei calciatori da tessarare, dal momento che il problema era quello di una riduzione anzichè di una composizione dei ranghi.
La Roma, infatti, aveva già nelle sue schiere automaticamente i giocatori che facevano parte delle società appartenenti alla fusione: Alba, Fortitudo e Roman. Ognuna delle tre compagini contava una ventina d'elementi di prima squadra e francamente sessanta giocatori erano un pò troppo anche per una società che, nelle intenzioni dei suoi creatori, e prima di tutto in quelle di Italo Foschi, era destinata ad infrangere il monopolio calcistico dei grandi sodalizi del nord.
Italo Foschi era un organizzatore nato: era stato un fervente interventista nella prima guerra mondiale e, come molti uomini del suo stampo, era pervenuto al Fascismo attraverso i ranghi nazionalisti. Abituato a pagare di persona era stato arrestato prima del 1922 ed aveva sostenuto numerosi duelli prima dell'avvento del regime. Federale prima a Spezia e poi a Roma per prima cosa si preoccupò, nella capitale, di incrementare e razionalizzare le attività sportive.

Nascita del calcio a Roma

Il gioco del calcio allora era afflitto da una vera e propria dispersione di forze. Dall'inizio del secolo erano sorte a Roma le seguenti società calcistiche: Foot-ball Club Roma (1901), Roman (1903), Alba (1907), Fortitudo (1908). Poi c'era la lazio che era nata nel 1900, ma aveva istituito una sezione calcistica solo dieci anni più tardi.
La proliferazione era continuata poi per un altro decennio e nel 1922, ai tempi della lega nord e lega sud Roma contava otto squadre: lazio, Roman, Juventus, Fortitudo, Alba, Audace, Pro Roma e US Romana. Alcune di esse riuscirono anche a ben figurare nei campionati che seguirono. Nel 1922 la Fortitudo raggiunse la finale nazionale dove fu sconfitta dalla Pro Vercelli. Nel 1926 e nel 1927 ci arrivò l'Alba ma in entrambe le occasioni venne sconfitta. Il primo anno dal Bologna, il successivo dalla Juventus.

La Fortitudo di Attilio Ferraris
La squadra della Fortitudo schierata sul campo, al centro con i fiori in mano il futuro capitano della Roma Attilio Ferraris.

I tempi per creare un sodalizio che fosse la reale espressione del potenziale calcistico dell'Urbe, visto che le dilettantistiche compagini delle capitale non erano ancora all'altezza delle squadre del nord, erano dunque maturi. Già prima dell'interessamento di Italo Foschi Pro Roma e US Romana si erano fuse e successivamente erano state assorbite dalla Fortitudo. A sua volta l'Alba aveva assorbito l'Audace ed ingaggiato non pochi giocatori della disciolta Juventus. Al momento in cui Foschi allacciò le trattative per la costituzione della Roma, esistevano dunque, nella capitale, quattro squadre di calcio. L'Alba presieduta dall'onorevole Igliori, la Fortitudo del marchese Sacchetti, il Roman che aveva come massimo esponente Vittorio Scialoja e la lazio.
Le intese di Foschi furono intavolate esclusivamente con gli esponenti dell'Alba, della Fortitudo e del Roma e durarono un paio di mesi durante la primavere del 1927. Alla fine il quadriunvirato Foschi-Scialoja-Igliori-Sacchetti stabilì che la Roma, il nome del sodalizio non suscitò neanche la più piccola riserva) si sarebbe occupata oltre che di calcio di ciclismo ed atletica leggera. La presidenza venne affidata a Italo Foschi.

I colori sociali si identificaro, naturalmente, con quelli della Città Eterna: il giallo ed il rosso. Colori che del resto avevano difeso le maglie del Roman. La prima sede della nuova società fu in via degli Uffici del Vicario, al numero 35.Ad Italo Foschi va riconosciuto il merito di aver valorizzato il gioco del calcio a ROMA. Istituì a Roma l'Ispettorato Sportivo della Federazione dell'Urbe, fu dirigente di più società calcistiche nella capitale, mosse i passi per la nascita dell'AS Roma.

La prima rosa della Roma

Il problema più spinoso nella nascita della squadra capitolina fù quello di scegliere i giocatori che avrebbero dovuto comporre la rosa. Significava fare una cernita e questo lavoro durò alcuni giorni e non proprio nella massima armonia.
La neonata Roma, alla fine delle trattative si trovò una compagine di ben 28 calciatori: dieci provenivano dell'Alba ed erano: il portiere Ballante, Angelo Bianchi, Corbyons, Chini, Degni, Fasanelli, Mattei, Rovida, Ziroli e Celestini. Dalla Fortitudo ne arrivarono tredici: il portiere Rapetti, Bramante, Antoni Bianchi, Cappa, Canestrelli, De Micheli, Ferraris IV, Preti, Scocco, Scardola, Sbrana, Vittori e Zamporlini. Infine del Roman ereditò cinque giocatori: Carpi, Bossi, Fosso Isnaldi e Maddaluno. Dalle altre squadre italiane la Roma effettuò un solo ingaggio, l'attaccante Bussich dalla Triestina. La scelta dell'allenatore cadde sull'inglese William Garbutt che aveva condotto il Genoa allo scudetto nel 23/24. Al fianco della squadra (per oltre quarant'anni) il massaggiatore della Fortitudo Angelo Cerretti.

E lo stadio?

A metà anni Venti si contavano a Roma, oltre allo Stadio Nazionale (poi Stadio del P.N.F., poi stadio Flaminio) dalla capienza di 30 mila spettatori ma dedicato a discipline ginniche, cinque terreni di gioco "agibili". Il migliore era quello della Rondinella (dove giocava la lazio), poi c'era quello della Madonna del Riposo (che era stato sede di Fortitudo) il campo della Pro Roma (a piazza Melozzo da Forlì), il campo della Audace ed infine il Motovelodromo Appio. Quest'ultimo era fuori mano e bisognoso di ristrutturazioni ma la scelta di Italo Foschi e dei suoi collaboratori cadde obbligatoriamente su questo stadio: era l'unico che poteva garantire l'assorbimento dei tifosi delle tre società che avevano dato vita alla Roma. Venne fatto un contratto di anno, comprendente lavori di ampliamento ma il terreno di gioco non fù mai sistemato. Era quasi completamente privo di erba, polveroso quando c'era il sole e una grande pozzanghera in caso di pioggia. La Roma giocò al Motovelodromo Appio per due anni e poco più prima del "trasloco" a Campo Testaccio.

     

Motovelodromo
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Ultima modifica di questa pagina: 23/09/2020